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5.12.15

ΤΡΑΓΟΥΔΑΕΙ Ο ΑΚΙΛΕ ΤΟΛΙΑΝΙ




ΤΡΑΓΟΥΔΑΕΙ Ο ACHILLE TOGLIANI


COME PIOVEVA

C'eravamo tanto amati
per un anno e forse più,
c'eravamo poi lasciati
non ricordo come fu.

Ma una sera c'incontrammo
per fatal combinazion,
perchè insieme riparammo,
per la pioggia, in un porton.

Elegante nel suo velo,
con un bianco cappellin,
dolci gli occhi suoi di cielo,
sempre mesto il suo visin.

Ed io pensavo
ad un sogno lontano,
a una stanzetta
d'un ultimo piano,
quando d'inverno
al mio cuor si stringeva.
Come pioveva, come pioveva!

"Come stai?" le chiesi a un tratto.
"Bene, grazie", disse, "e tu?".
"Non c'e' male" e poi distratto:
"Guarda che acqua viene giù!".

"Che m'importa se mi bagno,
tanto a casa debbo andar".
"Ho l'ombrello, t'accompagno".
"Grazie, non ti disturbar".

Passa a tempo una vettura,
io la chiamo, lei fa: "no",
dico: "Via, senza paura,su montiamo",
e lei montò.

Così pian piano
io le presi la mano
mentre il pensiero
vagava lontano,
quando d'inverno
al mio cuor si stringeva.
Come pioveva, come pioveva!

Ma il ricordo del passato
fu per lei il più gran dolor,
perchè al mondo aveva dato
la bellezza ed il candor.

Così quando al suo portone
un sorriso mi abbozzò,
nei begli occhi di passione
una lagrima spuntò.

Io non l'ho più riveduta,
se è felice chi lo sa!
Ma se è ricca, o se è perduta,
ella ognor rimpiangerà:

Quando una sera
in un sogno lontano
nella vettura io le presi la mano,
quando salvarla ancor si poteva!
Come pioveva...
così piangeva!

7.2.08

Ο ΑΚΙΛΕ ΤΟΛΙΑΝΙ ΤΡΑΓΟΥΔΑΕΙ ΤΗ "ΔΕΣΠΟΙΝΙΔΟΥΛΑ"


ACHILLE TOGLIANI


SIGNORINELLA


Signorinella pallida,
dolce dirimpettaia del quinto piano,
non v'è una notte ch'io non sogni Napoli,
e son vent'anni che ne sto' lontano!

Al mio paese nevica,
e il campanile della chiesa è bianco,
tutta la legna è diventata cenere,
io ho sempre freddo e sono triste e stanco!

Lenta e lontana,
mentre ti penso suona la campana
della piccola chiesa del Gesù
e nevica, vedessi come nevica ...
ma tu, dove sei tu?

Bei tempi di baldoria,
dolce felicità fatta di niente:
Brindisi coi bicchieri colmi d'acqua
al nostro amore povero e innocente.

Negli occhi tuoi passavano
una speranza, un sogno, una carezza ...
avevi un nome che non si dimentica,
un nome lungo e breve: giovinezza!

Amore mio!
Non ti ricordi che, nel dirmi addio,
mi tettesti all'occhiello una pansè
e mi dicesti, con la voce tremula:
"Non ti scordar di me!"

E gli anni e i giorni passano,
uguali e grigi, con monotonia,
le nostre foglie più non rinverdiscono,
signorinella, che malinconia!

Tu innamorata e pallida
più non ricami innanzi al tuo telaio,
io qui son diventato il buon don Cesare,
porto il mantello a ruota e fo' il notaio.

Il mio piccino,
sfogliando un vecchio libro di latino,
ha trovato, indovina, una pansè ...
perchè negli occhi mi spuntò una lacrima?
Chissà, chissà perchè!

Lenta e lontana,
mentre ti penso, suona la campana
della piccola chiesa del Gesù ...
e nevica, vedessi come nevica ...
ma tu ... dove sei tu?