11.11.07

PALAZZO DONNANNA






Palazzo Donn'Anna è un grosso palazzo grigio che si erge nel mare di Posillipo.
Non è diroccato, ma non è stato mai finito, le sue finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senz'anima.
Di notte il palazzo diventa nero e cupo e sotto le sue volte s'ode solo il fragore del mare.
Tanti anni fa, invece, da quelle finestre splendevano le vivide luci di una festa, attorno al palazzo erano ormeggiate tante barchette adorne di velluti e di lampioncini colorati. Tutta la nobiltà spagnola e napoletana accorreva ad una delle magnifiche feste che, l'altera Donna Anna Carafa, moglie del duca di Medina Coeli, dava nel suo palazzo.
Nelle sale andavano e venivano i servi, i paggi dai colori rosa e grigio, i maggiordomi; giungevano continuamente bellissime signore dagli strascichi di broccato e riccamente ingioiellate, arrivavano accompagnate dai mariti o dai fratelli, qualcuna, più audace, arrivava con l'amante.
Sulla soglia aspettava i suoi ospiti Donna Anna di Medina Coeli nel suo ricchissimo abito rosso tessuto in lamine d'argento. Era sprezzante ed orgogliosa, godeva senza fine nel ricevere tutti quegli omaggi, tutte le adulazioni. Era lei la più ricca, la più nobile, la più potente, rispettata e temuta.
In fondo al grande salone era montato un teatrino per lo spettacolo. Tutta quella eletta schiera d'invitati doveva assistere prima alla rappresentazione di una commedia, poi ad una danza moresca ed infine avrebbero avuto inizio le danze che si sarebbero protratte fino all'alba. La curiosità era data dal fatto che, secondo la moda francese in voga in quei tempi, gli attori sarebbero stati dei nobili, tra i quali vi era Donna Mercede de las Torres, nipote spagnola della duchessa.
Donna Mercede era bella, giovane, aveva grandi occhi, neri, come i suoi lunghi capelli. Rappresentava la parte di una schiava innamorata del suo padrone, fedele fino alla morte avvenuta per salvare la vita del suo amato.
La fanciulla recitò con trasporto così come Gaetano di Casapesenna che interpretava la parte del cavaliere, anzi quest'ultimo fu così veritiero nella sua recitazione che, quando nell'ultima scena doveva baciare par l'ultima volta il suo sfortunato amore lo fece con tale slancio che la sala intera scoppiò in applausi.
Tutti applaudirono, tranne Donn'Anna, che impallidiva mortalmente e si mordeva le labbra per la gelosia.
Gaetano di Casapesenna era stato, infatti, l'amante di Donn'Anna.
Nei giorni che seguirono le due donne si ingiuriarono più volte violentemente a causa della gelosia di Donn'Anna e del furore giovanile di Donna Mercede.
Un giorno Donna Mercede scomparve, si diceva che fosse stata presa da improvvisa vocazione religiosa e si fosse chiusa in convento.
Gaetano di Casapesenna la cercò invano in Italia, Francia, Spagna ed Ungheria, invano pregò, supplicò e pianse ma non la rivide mai più fino a che morì, giovane, in battaglia come si conviene ad un cavaliere.
A palazzo seguirono altre feste ed altri omaggi alla potente duchessa che, però, sedeva sul suo trono con l'anima avvelenata dal fiele e col suo cuore arido e solitario.


Tratto da "Leggende napoletane" di Matilde Serao.

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